Il progetto “MareMuro” è entrato anche festival estivo “Cuore d’Italia” (Bologna) con quattro azioni: un incontro pubblico, una sessione di poesia, una mostra d’arte e un programma di proiezioni di 13 lungometraggi e cortometraggi.
INCONTRO PUBBLICO: i membri del Theater X di Berlino hanno pubblicamente illustrato il loro lavoro e mostrato video relativi al loro lavoro e alle loro esibizioni (30 luglio). Sono stati mostrati dal Club Al-Hakawati materiali relativi al suo ultimo lavoro “Destination Unknown”, una riflessione critica su nazionalismo, migrazione e storia coloniale. I giovani siriani, palestinesi, ghanesi… rifiutano di vedere le loro identità limitate al termine “rifugiato”.
SESSIONE DI POESIA: incontro con il poeta iracheno Gassid Mohammed, nell’ambito del programma di poesia / scrittura del festival (10 luglio). Gassid Mohammed Hossein Hoseini è nato a Babilonia, in Iraq, ed è scrittore, poeta, traduttore (di Salgari, Pavese e Svevo) e insegnante di arabo all’Università di Bologna e all’Università di Macerata. I suoi testi sono apparsi su varie riviste cartacee e online e in varie antologie. Nel 2017 è uscito il suo libro di poesie “La vita non è una fossa comune”.
MOSTRA D’ARTE: Susanna Cati ha realizzato un’azione artistico-performativa e un’installazione di fiber art dal titolo “Il muro che vorrei” (23/26 luglio). Susanna Cati è una delle “fiber artist” più importanti in Italia e ha partecipato a diverse mostre, da Londra a San Pietroburgo. A Bologna ha realizzato l’installazione “Il muro che vorrei”: “Vorrei un muro dove poter immaginare… un muro su cui poter tracciare storie di foglie, fiori e cose mie. Un muro di fragili fili, fatto di infiniti intrecci. Vorrei un muro leggero, e tutto aperto per attraversarlo di giorno e di sera, che mi racconti storie felici. Nessun muro però nel cuore e nella mente”.
CINEMA. Proiezioni di film legati al tema del mare e del muro (2/30 luglio), che hanno portato il pubblico in cinque luoghi di confine:
- la spagnola Melilla in terra marocchina, dove si innalza fisicamente un muro tra Europa e Africa, che i migranti cercano di scavalcare, raccontata nel documentario “Les sauteurs” di Moritz Siebert, Estephan Wagner, Abou Bakar Sidibé (2016);
- Palestina, martoriata dall’occupazione e segnata dal “muro della vergogna” che incombe sull’imminente annessione, con il film “Mafak” di Bassam Jarbawi (2019), in collaborazione con AssoPace Palestina;
- Albania, in passato terra di confine e sofferenza, e oggi al centro di nuove dinamiche con l’Italia e l’Europa, con “Rotta contraria” di Stefano Grossi (2018);
- Libia, vista attraverso 8 cortometraggi di giovani registi libici realizzati nel 2017 con il sostegno del Cairo Institute for Human Rights Studies (“Afdis” di Azrou Magura, “Sahab” di Hana Alhijazy, “Kidnapped” di Mohamed Fanan, “Locked away” di Mohamed Lagha, “Salha’s song” di Alaa Hasen Snead, “Silence” di Nora Morajea Abdelkrim, “Ta3bir” di Hussein Eddeb, “The hard choice” di Faraj Hamza;
- Territori Curdi, in due cortometraggi del 2016 e del 2017 che raccontano da un lato le sofferenze sotto l’avanzata dell’esercito dell’Isis (“Alan” di Mostafa Gandomkar, 2017), e dall’altro il lungo viaggio di un migrante da Afrin in Germania, documentato dal suo smartphone (“Selfie” di Juan Ibesh, 2016).